Disinformazione e Social Media: il caso di Marco Violi e l'impatto delle fake news

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Melissa Salerno
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Francesca Uguzzoni
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Butler, Pennsylvania, 13 luglio 2024

Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, viene raggiunto da una pallottola e ferito a un orecchio durante un comizio. Panico generale, attivazione di tutte le task force sul territorio e la notizia comincia da subito a impazzare sul web. Trump sta bene e alza un pugno in aria in segno di resistenza, la folla lo ha già martirizzato e i suoi sostenitori, nei giorni successivi, porteranno anch’essi una finta medicazione sull’orecchio, in segno di supporto.

Ma chi ha sparato a un candidato in corsa alle presidenziali americane?
L’attentatore viene identificato poco dopo la sparatoria: si tratta di Thomas Matthew Crooks, un ventenne anche lui repubblicano rimasto ucciso durante la cattura da parte dell’FBI. Questa però è la verità che si saprà a posteriori, mentre in rete si fa riferimento a un volto e a un nome non propriamente corretti.

Su X, infatti, cominciano a circolare tweet in cui l’attentatore di Donald Trump risulterebbe chiamarsi Mark Violets, un membro Antifa che avrebbe pubblicato persino un video su Youtube, poco prima di procedere con l’attentato, rivendicando che «giustizia sarà fatta»

Una gogna mediatica si scaglia contro il nome del criminale Mark Violets, mentre Marco Violi veniva svegliato nel cuore della notte da un incessante vortice di notifiche e chiamate sul cellulare. 

Sì, a Roma è l'ennesima notte afosa quella del 14 luglio 2024

E pensare che soli 254 anni prima il popolo francese insorgeva contro l'ancien régime conquistando la Bastiglia, mentre in questa stessa data il popolo del web insorge invece contro Mark Violets, o meglio Marco Violi, giornalista dell’Ordine del Lazio, responsabile di Romagiallorossa.it
e di Tuttocalcioweb.info
(questi elementi calcistichi ci serviranno in seguito), che viene svegliato da numerose notifiche, tag, chiamate che portano tutte lo stesso messaggio: «Ma sei stato mica te a sparare a Trump? C’è la tua faccia ovunque!»

Non sappiamo se abbia ricevuto davvero testuali parole (abbiamo fatto un esercizio di fantasia verosimile), ma il volto di Marco Violi ha cominciato a circolare sui notiziari americani e di tutto il mondo, canali Telegram e su tutti social network, come appartenente al presunto colpevole dell’attentato a Trump.
La notizia è stata rilanciata soprattutto (e repentinamente) anche da numerosi profili e testate giornalistiche ufficiosi, già noti per la diffusione di fake news, ma anche da fonti più autorevoli su X, come da Simon Ateba, giornalista corrispondente della Casa Bianca per Today News Africa. 

In questo video realizzato da Matteo Flora, docente universitario e comunicatore, è possibile visionare una carrellata di tutte le fonti più autorevoli che hanno condiviso questa enorme bufala.

(dal minuto 7:24)

Come siamo arrivati da Roma alla Casa Bianca?

Sicuramente non attraverso un golpe come quello di Capitol Hill, ma con un’altrettanta e repentina invasione capillare attraverso il web: una fake news che è un chiaro furto d’identità. Marco Violi ha ovviamente denunciato sui suoi canali social di non essere minimamente coinvolto nell’accaduto e che è pronto a ricorrere a vie legali. Basterà?

Qui il suo racconto a La Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, durante la puntata del 17 luglio 2024.

Ma perché attaccare e deridere Marco Violi?

A lanciare la notizia per la prima volta sarebbe stato un account (ormai disattivato) dal nome Il Cane della Violesia (in questo articolo di Open tutti gli screenshot del post originale, ora cancellato), gestito da un utente con un nickname altrettanto creativo:@moussolinho.

L'utente farebbe parte di una community ufficiosa molto attiva su X e definita Twitter Calcio che, a causa di una rivalità calcistica avrebbe dedicato a Violi una seria di goliardate. Tutte, nolenti e volenti, che hanno generato negli anni diverse fake news.

Riportiamo qui di seguito l'intervista a @moussolinho a La Zanzara del 17 luglio 2024 dove, in prima persona, racconta altri retroscena.

Come può uno “scherzo” diventare una notizia attendibile? La viralità sui social network è da sempre un’arma a doppio taglio, tanto agognata anche da agenzie e aziende (vedi TAFFO, Unieuro ecc), che può portare al genuino successo come quello di New Martina, ma anche agli scivoloni che costano caro come quello di Chiara Biasi.

Il senso della notorietà 

«Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti»

Diceva Andy Warhol. Ma non è stato l'unico a parlare di quanto la notorietà sia una fugace e intensa esperienza.

In un film di Woody Allen dal titolo To Rome With Love (2012) uno dei protagonisti è Roberto Benigni che interpreta Leopoldo Pisanello, un uomo annoiato e con una vita monotona che nel giro di una notte scopre di essere diventato famoso. Il media di sfondo è diverso, parliamo di televisione e non proprio ancora di social network (TikTok nascerà 4 anni dopo l’uscita del film), ma il risultato è pressoché lo stesso, anche se in un’accezione più positiva. 

Qui un estratto delle conseguenze di un'improvvisa notorietà.

Figure e riflessioni retoriche

Ciò che resta di questa strana vicenda è quanto sia prioritario continuare a trattare il tema della pericolosità della disinformazione e delle fake news, anche di fronte all'avanzare dell’intelligenza artificiale. Ma non solo: è altrettanto urgente che il diritto digitale tuteli la vita reale dagli effetti di quella digitale (parliamo ad esempio del diritto all'oblio), senza rischiare di finire nel turbinio del mondo onlife. 

Il termine, coniato dal filosofo Luciano Floridi, riassume e indica la sfumatura sempre più impalpabile tra la vita online e offline. Le esperienze digitali e fisiche arrivano dunque a intrecciarsi e integrarsi profondamente, diventando indistinguibili e andando a trasformare le nostre interazioni, la nostra capacità di socializzare, di lavorare, di vivere quotidianamente. 

Come questa vicenda cambierà la vita di Marco Violi?
Ai post e ai posteri, l'ardua sentenza!

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Melissa Salerno

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